In questa sezione è possibile consultare le domande frequenti (Frequently Asked Questions – FAQ) e le relative risposte.

 

Come capire se hai bisogno di uno psicoterapeuta?

A volte lo si capisce quando si sta male da troppo tempo e non si è riusciti ancora a risolvere il problema da soli. Altre volte è il medico di base che si accorge per primo che i farmaci che ci prescrive non sono sufficienti a guarirci, perché la radice della sofferenza e del problema sottostante non è di natura organica ma psicologica.

 

Come si svolgono le sedute dallo psicoterapeuta?

A parte la prima visita, dove la persona che chiede aiuto espone al dottore i motivi della sua richiesta e la storia dei suoi sintomi, in generale le altre sedute si svolgono attraverso un dialogo “socratico” l’uno di fronte all’altro, dove lo psicoterapeuta avanza delle domande-chiave per indurre il paziente a scavare dentro di sé e capire sempre meglio chi è e per quale motivo si trova in quella situazione di sofferenza, stimolandolo successivamente a trovare delle soluzioni creative e personali.

 

Come trovare aiuto psicologico?

Su internet puoi trovare un’ampia offerta di psicologi. Tuttavia hai bisogno di capire quale faccia al caso tuo, cioè con quale professionista ti trovi in “risonanza”, sia da un punto di vista specialistico che umano, perché la psicoterapia è un viaggio molto intimo e delicato e ha senso farlo con una una persona che sia non solo competente ma anche giusta per te.

Fare la prima chiamata per prendere contatto e appuntamento con lo psicoterapeuta è già parte integrante della terapia. Non è semplice decidersi di compiere il passo concreto, dal solo pensiero “ho bisogno di aiuto” a prendere in mano il telefono e chiamare… insomma il passaggio non è scontato! Noi psicologi, in gergo, la chiamiamo “resistenza al cambiamento” e naturalmente ha a che fare con la paura! Quindi se riesci a superare questa paura iniziale, hai già messo in campo tre delle tue grandi risorse: coraggio, determinazione e responsabilità.

Puoi decidere anche di avvalerti del nostro servizio di “consulenza psicologica online gratuita di 10 minuti” per poter sentire di pancia, e senza impegno, se questa “risonanza” con lo psicoterapeuta esiste.

 

Quando chiedere un supporto psicologico?

Generalmente le persone chiedono supporto psicologico quando diventano consapevoli e accettano di non essere in grado di risolvere il loro stato di malessere da soli. A questo punto dovranno “darsi il permesso” di chiedere aiuto, altra cosa non scontata, specie per chi non è abituato a farlo e si è sempre arrangiato da solo.

Puoi chiedere aiuto per qualsiasi ambito della vita che vivi con ansia e sofferenza, dai rapporti interpersonali a quelli inerenti gli esami universitari, il lavoro, la salute, il corpo, la progettualità del futuro. Non si possono paragonare i problemi delle persone in problemi di serie A e problemi di serie B: dal punto di vista soggettivo non vale sentirsi felici e privilegiati solo perché altri sono più sfortunati. I propri problemi sono quelli che, piccoli o grandi, ci fanno soffrire. Questa si chiama visione “fenomenologica” e valuta la sofferenza della persona dal suo punto di vista.

 

Quanto durano le sedute dallo psicoterapeuta?

A parte la prima visita che non ha una durata massima, tutte le altre sedute durano circa 55 minuti.

 

Come affrontare un colloquio con uno psicoterapeuta?

In realtà nello stesso modo in cui si è soliti affrontare un colloquio intimo con una persona di fiducia. Lo psicoterapeuta è un professionista che non giudica chi ha di fronte ed è tenuto al segreto professionale, nel senso che tutto ciò che gli viene detto resta custodito nella privacy dell’ingaggio.

 

Cosa chiede il paziente allo psicoterapeuta durante il primo colloquio?

Solitamente una persona che si rivolge ad uno psicoterapeuta, durante la prima visita chiede al dottore di restituirgli un quadro clinico del suo malessere, in cosa consiste la cura e quanto ci vuole in termini di tempo e di costi per guarire. Personalmente tra queste informazioni aggiungo sempre qual’è la mia filosofia di intervento, che tipo di specialista sono e come lavoro, includendo quali sono le condizioni per essere preso in carico.

 

Cosa si fa quando si va dallo psicoterapeuta?

Si prova ad essere onestamente autentici, affidandosi all’altro. Andare dallo psicoterapeuta e mentirgli non ha senso. E’ pur vero che non è facile fidarsi di uno sconosciuto, ma questo vale sia per il paziente che per lo psicoterapeuta. Fidarsi reciprocamente é quindi il primo atto terapeutico che implica rischio e coraggio, entrambi necessari per questo viaggio nel profondo.

 

Alcune persone possono arrivare agitate al primo appuntamento dallo psicologo perché è la prima volta che fanno questo tipo di esperienza e “non sanno cosa devono dire”. In realtà non c’è alcun protocollo da seguire, ciò che ha senso è provare a spiegare allo psicoterapeuta quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a chiedere aiuto. Sarà quest’ultimo che semmai ti farà alcune domande per avere ulteriori informazioni riguardo i sintomi del tuo malessere o le tue condizioni generali di vita. Puoi dunque iniziare a raccontare la tua situazione partendo dal momento in cui sono comparsi i primi sintomi, oppure partire dalla situazione attuale e andare a ritroso nel tempo, o semplicemente esprimere come ti stai sentendo in quel preciso momento. Durante il primo appuntamento non è dunque una competenza né una responsabilità tua saper riferire al dottore in modo ordinato ed esaustivo cosa c’è che non va: è invece compito dello psicoterapeuta condurre l’incontro affinché le informazioni necessarie a comprendere il tuo quadro generale di salute possano emergere in tutta la loro chiarezza.

 

Come portare una persona dallo psichiatra?

A meno che non si tratti di un minorenne o di un adulto gravemente scompensato e/o in pericolo di vita, la cosa migliore è che nessuno “sia portato”, ma che sia la persona stessa a prendere appuntamento e recarsi autonomamente in visita dallo specialista psicologo, psicoterapeuta o psichiatra che sia. La relazione terapeutica tra dottore e paziente, così delicata e importante in psicoterapia, può essere gravemente compromessa e quindi inficiare l’efficacia del trattamento qualora venga forzata e imposta dall’esterno.

 

La frequenza e la durata di un percorso di psicoterapia è variabile e dipende da diversi fattori tra cui l’orientamento clinico dello psicoterapeuta, gli obiettivi che ci si pone, il grado di consapevolezza della persona, la struttura delle sue difese consce e inconsce, la gravità e la longevità dei sintomi. Tuttavia alcune persone possono chiedere allo psicologo di aiutarle solo a fare un pò di chiarezza, o a risolvere un problema pratico decisionale, o ad imparare una competenza psicologica specifica, motivo per cui una volta ottenuto il risultato, anche solo dopo qualche incontro, si sentono in grado di poter andare avanti da sole. I cambiamenti richiesti per sentirsi bene non devono per forza essere profondi e radicali, e non implicano necessariamente anni di terapia come a volte si immagina.

 

L’aiuto di uno specialista psicologo è necessario ogni qual volta le risorse psicologiche personali si sono rilevate insufficienti a far fronte ad una situazione che sentiamo più grande di noi. Con ciò non intendo che al primo disagio, fatica mentale o dolore emotivo bisogna necessariamente correre dallo psicologo, ma nemmeno ostinarsi a reprimere quel naturale bisogno di chiedere aiuto qualora i tentativi personali di affrontare una condizione di vita avversa si sia dimostrata inefficace nel tempo. “La via dell’eroe” che non ha bisogno di nulla e non deve mai chiedere aiuto, mostrando vulnerabilità e umanità, appartiene ad una mitologia fantasiosa e ideale che può provocare danni a se stessi e agli altri.

 

Quando è il momento di chiedere aiuto?

La risposta a questa domanda è assolutamente individuale. Durante il primo colloquio è un quesito che pongo spesso: “Perché sta chiedendo aiuto proprio adesso?”

Alcuni ammettono di aver atteso anche troppo tempo, di avere provato da soli ogni soluzione al problema ed ora essere “arrivati alla frutta”. Altri hanno una cultura più “interventista” e alla prima avvisaglia corrono ai ripari. Altri ancora sono soliti agire di prevenzione e chiedono aiuto ancora prima si presenti un vero e proprio problema. Non c’é quindi un momento giusto in assoluto per chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta, credo che la cosa avvenga quando una persona se lo concede.

 

E chi non vuole farsi aiutare?

Questo è un tema tanto importante quanto delicato, in quanto apre il vasto capitolo del libero arbitrio nella Sanità. Un tempo ormai lontano esistevano i manicomi dove ci finivano soprattutto persone non consenzienti, e nemmeno per forza malate. Anche oggi esiste un regime di trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O.) dove le persone vengono curate anche contro la propria volontà, ma dopo la legge numero 180 del 1978, conosciuta come “Legge Basaglia”, il ricovero coatto è regolamentato e riservato a casi di pericolosità per se stessi e per la comunità. In tutti gli altri casi se una persona non vuole farsi aiutare non c’è modo di aiutarla, ma solo modi per provare a convincerla che se si farà aiutare da uno specialista potrà arrivare a stare meglio.

 

Può risultare strano ma il compito specifico di uno psicologo dipende dal suo orientamento di formazione. Secondo alcuni psicoterapeuti, ad esempio, il loro compito è limitarsi a curare i sintomi clinici di cui il paziente soffre; per altri è renderlo consapevole del suo inconscio, per altri ancora è aiutarlo a prendersi le responsabilità delle proprie azioni.

In linea generale invece, come cita l’articolo 3 del Codice deontologico degli psicologi italiani  (https://www.psy.it/codice-deontologico-degli-psicologi-italiani) uno dei compiti fondamentali dello psicologo è “….accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale egli opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace…”.

 

Perché è difficile chiedere aiuto?

Chiedere aiuto è un bisogno che non tutti siamo abituati a sentire, soprattutto a concederci. Alcuni di noi sono cresciuti nella convinzione di non aver bisogno di nessuno e di potercela sempre fare da soli. Per chiedere aiuto bisogna aver imparato i propri limiti, aver riconosciuto la propria vulnerabilità, aver superato la paura di essere giudicati deboli o delle “femminucce”: un pregiudizio potente di cui soffrono in particolare gli uomini. Per chiedere aiuto è necessaria anche la fiducia nella categoria e nella persona a cui lo si chiede. Non ultimo ad alcune persone pesa troppo la convinzione che “per chiedere aiuto c’è sempre un prezzo da pagare”.

 

Perché chiedere aiuto?

In natura questa domanda non si pone in quanto qualsiasi animale in difficoltà, qualunque essa sia, è dotato geneticamente di un repertorio comportamentale tale da comunicare e far capire che ha bisogno di aiuto, sperando che un suo simile accorra ad aiutarlo. Anche noi umani siamo dotati dalla nascita delle emozioni-base e dei relativi comportamenti che trasmettono la richiesta di aiuto quando ci sentiamo in difficoltà o in pericolo, ma talvolta le inibiamo per paura di essere considerati deboli o per orgoglio. Non c’è niente di male nel chiedere aiuto ad uno psicologo per superare un momento difficile della vita, esattamente come si chiede aiuto a qualsiasi altro medico specialista per guarire da una condizione di sofferenza o da una disfunzione fisica. Anche migliorarsi come persona, facendo un percorso di crescita personale, può essere un valido motivo per chiedere un aiuto psicologico.

 

Chi va dallo psicologo o dallo psichiatra non è pazzo?

La convinzione che rivolgersi ad uno specialista psicologo, psicoterapeuta o psichiatra significhi necessariamente essere matti o sulla via di perdere la ragione, appartiene ad un retaggio purtroppo ancora diffuso in alcuni contesti sociali culturalmente arretrati. Tale falso luogo comune nasce dall’idea che psicologo e psichiatra curino soltanto coloro che soffrono di una condizione psichica invalidante tale da perdere il contatto con la realtà, divenendo pericolosi per se stessi e per gli altri e incapaci di agire in modo congruo alle norme sociali. Niente di più errato! Questo è un caso limite di cui si occupa il reparto di psichiatria e/o l’ospedale psichiatrico giudiziario. Dallo psicologo si può andare per svariati motivi e non per forza inerenti alla salute mentale, come ad esempio per apprendere nuovi comportamenti sociali più adattivi, per imparare il linguaggio emotivo del corpo, per accrescere il potenziale professionale, per far propria una modalità più consapevole di comprendere ed educare i figli o di relazionarsi ai propri cari.

 

Chi va dallo psicologo è sano?

Innanzitutto bisogna chiarire cosa si intende per “sano”. E’ da non trascurare che fino al secolo scorso “mentalmente sano” significava soprattutto “normale”, cioè “conforme alla consuetudine e alla maggioranza, regolare, abituale, usuale”. Oggi in riferimento al termine “sano”, declinato in senso psicologico, ci si riferisce in generale ad uno stato di benessere emotivo e mentale per cui un individuo è in grado di esercitare la propria funzione sociale e lavorativa, esprimere le proprie competenze interpersonali, rispondere alle esigenze quotidiane, stabilire relazioni soddisfacenti con gli altri adattandosi ai mutamenti ambientali e culturali e venendo a patto coi propri impulsi, desideri e conflitti interiori. Detto così il termine “sano” si svincola dal suo sinonimo “giusto, corretto” e acquisisce una dimensione più ampia e multidimensionale dove i confini tra “sano” e “non sano” diventano labili e poco si prestano ad essere giudicati in assoluto dalla morale o dalla classe di potere.

 

Quando iniziare una psicoterapia?

Innanzitutto bisogna arrivare a riconoscere che si ha bisogno di un aiuto di tipo psicologico ed individuare nella psicoterapia la “medicina” che fa per noi. Non è detto infatti che sia lo psicoterapeuta l’unico professionista in grado di aiutarci a risolvere i problemi della nostra vita oppure a farci da guida in un percorso di crescita personale. Ci sono specialisti non sanitari diversi dallo psicologo come ad esempio i counselors, i coach, le guide spirituali, gli educatori, gli insegnanti, i libri… che possono aiutare a fare chiarezza ed ad essere più maturi e consapevoli. Una volta deciso di cosa e di chi abbiamo bisogno, il quando è individuale e dipende da come siamo fatti. Un buon momento per iniziare una psicoterapia potrebbe essere quando vogliamo davvero prendere in mano la nostra vita per evitare di continuare ad agire in modo automatico e trovarsi ad affrontare sempre le stesse dinamiche disfunzionali che ci fanno soffrire.

 

Come si diventa psicologo e psicoterapeuta.

Per ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo bisogna avere una laurea specialistica (3+2) in psicologia (avendo precedentemente svolto un tirocinio professionalizzante complessivo di 1 anno) e sostenere l’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di psicologo, superato il quale si può iscriversi all’Albo “A” degli Psicologi.

A questo punto l’iter per diventare anche psicoterapeuta include la formazione professionale di 4 anni presso una scuola di specializzazione in psicoterapia (a cui oltre che gli psicologi possono accedere anche i medici) al termine della quale, dopo aver evaso un monte ore di tirocinio specialistico presso le strutture convenzionate, è necessario sostenere un esame finale per iscriversi all’elenco degli psicoterapeuti presso l’Ordine regionale degli psicologi-psicoterapeuti di appartenenza.

 

Che differenza c’è tra lo psicologo e lo psicoterapeuta?

Lo psicoterapeuta è uno psicologo che ha continuato la sua formazione in ambito clinico con una scuola di specializzazione quadriennale e in virtù di questo può occuparsi e curare potenzialmente tutti i disturbi psicopatologici dei pazienti.

 

Perché rivolgersi allo psicoterapeuta.

Ha senso rivolgersi allo psicoterapeuta per diversi motivi: per guarire da malattie mentali, per accrescere la consapevolezza sul funzionamento della mente propria e altrui, per uscire da schemi mentali disfunzionali, per migliorare la propria vita, per fare un percorso di crescita personale, o anche solo per dare un senso alla propria sofferenza.

 

Quanto è utile la psicoterapia?

Credo che la psicoterapia sia utile nella misura in cui, oltre ad aumentare la consapevolezza del paziente, porti un concreto cambiamento nella sua vita. Concreto non significa radicale, ma almeno significativo. Se non avviene alcun cambiamento non si può parlare di “psico-terapia” ma di “psico-filosofia”.

 

Come valutare la professionalità di uno psicoterapeuta.

Nello stesso modo in cui si valuta la professionalità di un medico: ovverosia valutando se lo psicoterapeuta conosce e persegue i principi di deontologia professionale che tutela tutti i suoi pazienti e se applica con criterio le conoscenze e gli strumenti appresi durante la sua formazione. Aggiungerei la definizione chiara dei suoi compensi e delle regole d’incarico. A mio avviso anche la puntualità e la reperibilità del professionista hanno un peso importante nel valutare la serietà con cui lavora.